Chiara Privitera

Ghost Notes

Chiara Privitera

Il coro può forse rimandare ad una visione omologante di un gruppo di individui, a cui non viene concesso margine per esprimere la propria personalità nel nome di un’uniformità che un coro deve restituire; ma appartenere ad esso non significa rispettare passivamente il proprio posto, quanto trovare un proprio spazio entro il quale esprimere il trasporto musicale avvertito interiormente, entro il quale riconoscersi ma allo stesso tempo percepire la propria voce come parte di qualcos’altro; questo significa mettere da parte, non per costrizione ma per propria spontanea volontà, gli istinti solistici e prevaricanti per garantire la nascita di un’unica voce, quella del coro; e questa voce regala, agli ascoltatori ma specialmente ai cantori che le danno vita, vibrazioni che individualmente sono difficilmente avvertibili.

Un coro anzitutto è un gruppo di persone, accomunate dal desiderio di condividere una compagna di vita, la musica. La musica non può essere colta se scissa dalla componente formativa che porta sempre con sé: il senso di irrinunciabilità alla musica è in ognuno di noi – in forme diverse – ed è proprio questo a renderla occasione di nuovi incontri ed esperienze formativi; a partire dall’inserimento in un coro inevitabilmente ci si imbatte nell’instaurazione di legami nuovi, si impara ad interagire in dinamiche singolari, ci si porta dietro un piccolo mondo che si apre a suo modo ai mondi degli altri. E più si è capaci di aprirsi e – specialmente – rispettare i mondi degli altri, più si scopre che non si è accomunati solo dalla passione per la musica, che non si tratta esclusivamente di coristi che cantano insieme, ma di persone umane che hanno la volontà di stare insieme. E proprio da questa scoperta nascono le amicizie più intese. Più un coro è legato al suo interno dall’amicizia, da rapporti di fiducia saldi e coesi, tanto più le singole voci si avvicinano e si fanno unica.